Seguendo le usanze delle più signorili residenze di campagna lombarde e delle ville di delizia italiane, anche villa Arconati possedeva un serraglio per il ricovero di animali esotici e da caccia. L’edificio, di cui oggi rimangono pochi resti, permetteva dunque agli Arconati di possedere e mostrare agli ospiti e ai visitatori illustri, un insieme di animali autoctoni ed esotici, intrattenendosi con essi e raccontando storie ed aneddoti realmente accaduti o appartenenti esclusivamente al regno della fantasia. Allo stato attuale delle ricerche non sono molte le notizie storiche inerenti il “Serraglio” e mancano studi specifici su questa significativa realtà ludico-ricreativa e architettonico-naturalistica interna al parco. Malgrado queste lacune storiografiche si può essere certi che nel Seicento e nel Settecento nel “Serraglio” fossero ricoverati cervi, daini e altri numerosi capi di selvaggina.
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Questo edificio, oggi non più esistente, si trovava al limitare del parco, a conclusione del lungo viale che, partendo in prospettiva dalla “Grotta di Nettuno”, arrivava sino al limitare della proprietà, dove compariva un fitto bosco. Poco discosto si trovava il “Teatro di Pompeo”, anch’esso oggi non più esistente, che prendeva il nome dalla presenza, fino al 1742, della monumentale statua di Pompeo Magno, che Galeazzo Arconati aveva acquistato a Roma. La statua, dopo un lungo viaggio pieno di peripezie, fu collocata in questa parte del parco, in cui rimase sino a quando Giuseppe Antonio Arconati la fece spostare all’interno per motivi conservativi. Al suo posto fu collocata una copia, che venne sistemata, come l’originale, all’interno di un tempietto sostenuto da quattro colonne ioniche, sormontate da una cupola decorata con colori vivaci.
Intorno al tempietto siepi alte e ben curate ne aumentavano il valore prospettico e l’aspetto di quinta scenica teatrale, poiché il “Teatro di Pompeo” costituiva il vertice di un percorso interno alla villa e al suo giardino pertinenziale finalizzato a mostrare la grande collezione di statue antiche e classiche della famiglia Arconati.
Fatto smontare dal conte Giuseppe Antonio, nell’attualità nulla si conserva della struttura originaria del tempio, che vive esclusivamente nei ricordi e nelle testimonianze storiche. Queste attestano anche l’importanza assegnata dagli Arconati a questa amena architettura e, più in generale, ai teatri naturali e architettonici, in piena adesione della cultura del XVII e XVIII secolo. Era infatti usuale possedere all’interno delle nobili dimore lombarde, spazi specificatamente dedicati alla rappresentazione scenica della cultura della famiglia proprietaria, che intratteneva i suoi ospiti mostrando i pezzi più pregiati delle collezioni possedute e le curiosità gelosamente custodite all’interno delle Wunderkammer, definibili come camere delle meraviglie o gabinetti delle curiosità. Attorno al “Teatro di Pompeo”, inoltre, si svolgevano anche balli, feste ed eterogenee manifestazioni di intrattenimento, sfruttando il fresco e riposante giardino pertinenziale e permettendo alla socialità cortese di esercitare l’ozio tipico del vivere in villa.